Spesso i pazienti chiedono se possono portare i genitori o i nonni, che ormai sono anziani, per trattamenti chiropratici. Vogliono sapere se sono troppo vecchi per sottomettersi alle nostre manipolazioni o se sono troppo fragili e delicati per essere trattati.
In realtà l’età del paziente non ha importanza. Vediamo sia neonati che novantenni. Il motivo è molto semplice: ogni paziente è valutato per il suo problema e il suo stato fisico. Certi pazienti sono molto robusti e resistenti e richiedono aggiustamenti e correzioni molto più forti. Allo stesso modo, quelli molto sensibili, delicati o anziani, vanno trattati con tecniche estremamente dolci e delicate. È una valutazione che va fatta per ogni singolo caso.
Alla fine, il trattamento non è generico e uguale per tutti. Non è un trattamento lo”scrocchiare” tutto; è un perfezionamento del sistema neuromuscoloscheletrico. È il creare l’equilibrio nel corpo per far sì che il dolore non si presenti più. Si favorisce la salute, e si usano metodi adatti alla persona individuale.
Prendiamo ad esempio il collo: un muratore potrebbe aver bisogno di trattamenti chiropratici per suo mal di collo, ugualmente, sua nonna di 84 anni. Per tutti e due si deve identificare gli squilibri, le vertebre bloccate o fuori posto, i muscoli o i tendini legati. La differenza è che nel muratore potrebbe essere necessario ed appropriato sbloccare la vertebre con una manipolazione che “scrocchia” e libera le due ossa, ma per la nonna è giusto sbloccarle usando leggere pressioni su punti precisi dei muscoli che tengono le vertebre allineate. Tutte e due le tecniche funzionano, ma in uno è più appropriato e più efficace un metodo, nel secondo caso l’altra tecnica.
Si deve anche capire la causa del problema nell’individuo. Nel muratore il suo mal di collo può essere dovuto agli sforzi durante il lavoro, nella sua nonna potrebbe essere una brutta posizione presa quando fa la maglia. Si cerca di prevenire per quanto possibile lo stesso problema in futuro o per lo meno accompagnare il paziente affinché possa eseguire al meglio e senza dolore la sua attività.
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La vecchiaia non è affatto una componente naturale della nostra esistenza ma, al contrario, un prodotto della nostra intelligenza e civilizzazione. Nel passato la vecchiaia dell’uomo non esisteva perché in condizioni naturali, moriva prima di 30 anni.
Ogni essere vivente è programmato, secondo le leggi dell’evoluzione, a toccare il massimo di salute e funzionalità tra i 15 e i 30 anni, il momento in cui riprodursi dando il proprio contributo alla sopravvivenza della specie. “Superata questa fase, l’organismo diventa evolutivamente superfluo” ed è qui che comincia l’invecchiamento, la degenerazione.
Nel ultimo secolo l’aspettativa di vita è quasi raddoppiata , (da 40 a 80 anni) ciò è dovuto soprattutto all’igiene, ad una migliore sistemazione abitativa, a lavori meno pesanti e pericolosi, e alla sufficiente disponibilità di cibo (anche se in molte parti del mondo ancora oggi la gente muore purtroppo per malnutrizione). E anche a scoperte quali l’antibiotico e la tecnologia, ad esempio la chirurgia vascolare.
Come invecchiano le varie parti del nostro corpo.
Il cervello arriva a perdere intorno agli 80 anni anche il 10% dei neuroni rispetto al periodo giovanile.
Già intorno ai 20 anni si possono riscontrare microlesioni nella parte più interna del cuore e vasi sanguigni.
La pelle perde circa il 6% dell’elasticità ogni 10 anni;
Il calo della vista inizia intorno ai 40 anni e verso i 60 possono comparire cataratta e danni alla retina
Il calo dell’udito inizia intorno ai 60-65 anni.
Progressivamente si hanno più cellule (osteoclasti) che distruggono l’osso e meno (osteoblasti) che lo riparano (osteoporosi).
Come possiamo cambiare o almeno migliore il processo di invecchiamento?
La maggiore longevità della popolazione è un dato di fatto, ma capire cosa significa invecchiare serenamente è un’altra cosa, perché non basta aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni. Bisogna fare in modo che siano anni interessanti. Partendo da qui bisogna imparare a meditare sul nostro modo di vivere dando il giusto peso all’alimentazione, all’attività fisica, all’attività mentale e soprattutto alla curiosità. Più anni abbiamo a disposizione più possiamo imparare e conoscere.
La chiropratica ci aiuta in questo, perché considera il paziente nella sua globalità, nel suo stile di vita e non si limita a procedere alla cura di un sintomo alla volta:
Non intende la prevenzione come diagnosi precoce di una malattia già in atto ma cerca di individuare e rinforzare i punti deboli (geneticamente parlando) della persona visitata tramite controlli periodici e correzione dei problemi strutturali e fisiologici prima che si manifesti la patologia.
Insomma, si deve andare dal chiropratico quando ancora non si è ammalati, perché la cosa più importante è prevenire.